Nella seduta di ieri (per chi volesse rivederla http://bit.ly/29AVl60) il consiglio comunale ha approvato le delibere riguardanti la futura realizzazione nell’ex Centro ricerche di Marina di Ravenna di un progetto innovativo di ricerca ambientale ed energetica. Le delibere sono state presentate dall’assessore allo Sviluppo economico, Massimo Cameliani, e dall’assessora all’Università Ouidad Bakkali. Per i contenuti: https://bit.ly/2DAD5a3
La delibera di Cameliani sull’atto di transazione tra il Comune e la società C. R: S. A. Med Ingegneria srl, a seguito del quale si ricongiungerà la proprietà superficiaria e dell’area in capo al Comune, è stata approvata con 20 voti favorevoli (Pd, Ama Ravenna, Sinistra per Ravenna, Pri, Ravenna in comune, Gruppo misto) e 8 astenuti (Lega Nord, Lista per Ravenna, CambieRà, La Pigna). Con analoga votazione è stata approvata anche la delibera presentata dalla Bakkali sul protocollo d’intesa fra Comune e Università di Bologna sulla localizzazione del centro di ricerca universitario.
Alla delibera ha presentato un emendamento (in allegato) Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) che è stato respinto con 10 voti favorevoli (Lega Nord, Lista per Ravenna, Gruppo misto, CambieRà, La Pigna), 17 contrari (Pd, Ama Ravenna, Pri, Sinistra per Ravenna) e 1 astenuto (Ravenna in comune).
Sono intervenuti nel dibattito: Samantha Gardin (Lega Nord), Cinzia Valbonesi (Pd), Chiara Francesconi (Pri), Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna), Daniele Perini (Ama Ravenna), Maria Cristina Gottarelli (Pd), Veronica Verlicchi (La Pigna), Massimiliano Alberghini (Lega Nord), Massimo Manzoli (Ravenna in comune), Emanuele Panizza (Gruppo misto).
Il gruppo Lega Nord ha ritenuto questa soluzione un palliativo ad un problema al quale non sono state date risposte adeguate in passato, auspicando che il bando non resti una dichiarazione di intenti.
Il gruppo Pd ha evidenziato che si pongono le basi per un importante progetto di ricerca e innovazione su temi peculiari del territorio ravennate e può attrarre investimenti e offrire opportunità ai giovani.
Il gruppo Pri ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto in commissione e perché si acquista un immobile ad un prezzo assolutamente interessante per la rigenerazione di un luogo degradato.
Il gruppo Ama Ravenna ha ricordato che si acquisisce un edificio dal valore immobiliare elevato ad un prezzo competitivo e che non sono stati scialacquati i soldi dei cittadini.
Il gruppo Lista per Ravenna, nel presentare l’emendamento, ha proposto un’indagine amministrativa interna che accerti le responsabilità che hanno portato all’attuale situazione.
Il gruppo La Pigna ha espresso appoggio ad Ancisi nel caso voglia trasformare l’emendamento in una richiesta di commissione amministrativa per una non adeguata gestione di un bene pubblico.
Il gruppo Ravenna in comune ha espresso parere positivo ad un progetto che fa propri i temi sui quali si è da sempre battuto, nella speranza che diventi un luogo attrattivo per giovani ricercatori.
Il gruppo misto ha definito l’iniziativa lodevole e ha auspicato che l’esito del bando possa essere positivo e generare opportunità per il territorio ravennate.
Intervento fornito dal consigliere Alvaro Ancisi, capogruppo Lista per Ravenna
Transazione su Centro Ricerche Ambientali e protocollo d’intesa con l’università di Bologna
Sintesi degli interventi di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, con cui ha motivato un voto di astensione su entrambi i connessi provvedimenti
La grancassa con cui il PD glorifica il ritorno a casa del Comune dell’area di oltre 5 ettari già sede del defunto Centro di Ricerche Ambientali di Marina di Ravenna non copre le sue responsabilità sull’omicidio. Tanto meno quella sugli enormi danni economici subiti dall’amministrazione comunale, valutabili sull’ordine di milioni di euro, riguardo a cui chiedo ora che sia effettuata un’indagine, al momento interna, avvalendomi anche della testimonianza, che ho consegnato oggi alla presidenza del consiglio comunale, espressa dal prof. Roberto Serra, ex direttore del Centro tra la primavera del 1995 e la fine dell’estate del 2004, ora docente universitario.
IL TRADIMENTO DI GARDINI – Basta riprendere le immagini polari di un film che Lista per Ravenna ha proiettato insistentemente senza riuscire a fermarne l’esito nefasto. Fu Raul Gardini, nel 1992, a costruire per la Montedison il Centro, su un terreno di oltre 3 ettari con annessa un’area pinetale altrettanto vasta, concesso dal Comune, inizialmente fino al 2020, in seguito fino al 2034. Il contratto obbligava la proprietà del Centro, in cambio di un prezzo simbolico per l’uso del terreno pari a 25.820 euro dioggi, ad attrezzarlo e adibirlo a ricerche avanzate nei campi chimico, biologico, informatico e di scienze della terra, nonché a svolgere un’intensa collaborazione con la facoltà di scienze ambientali dell’Università di Ravenna a supporto delle sue attività di tirocinio e formazione degli studenti. Anche dopo la morte di Gardini e dell’impero Ferruzzi, l’accordo fu discretamente rispettato fino al 2004, ma poi il Centro fu ceduto alla società Fenice, della multinazionale EDF, la quale lo svuotò, tagliando le attività di ricerca e di formazione universitaria e riducendolo ad un banale laboratorio di analisi. Il danno per Ravenna fu gravissimo, ma il Comune fece finta di niente, senza nemmeno contestare le violazioni del contratto, causa – in ragione degli impegni di enorme interesse pubblico totalmente violati – di un danno plurimilionario della comunità ravennate, rinunciando anche a pretendere il ritorno dell’area, con il fabbricato edificato compreso, nel suo pieno possesso.
Lista per Ravenna denunciò più volte pubblicamente questi fatti, in particolare quando, con decorrenza 1° febbraio 2009, la Fenice vendette il Centro, senza che il Comune vi ponesse doverosamente il divieto, alla CRSA Med-ingegneria, società a responsabilità limitata con un capitale di appena 100 mila euro, la quale, a parte le buone intenzioni, era strutturalmente inadeguata ad affrontare gli investimenti di grande entità necessari per rilanciare in grande stile le ricerche del Centro. Fummo facili profeti di sventura. Il bilancio del 2009 chiuse già in rosso. Il 1° febbraio 2010, con la messa in cassa integrazione per sei mesi di notevole parte del personale, ebbe inizio l’agonia del Centro, che si concluse nel 2015 col fallimento della società.
IL “GRANDE AFFARE” – Il “grande affare” di oggi è che il Comune si riprende quel vastissimo e pregiatissimo terreno, col Centro dentro – che almeno dieci anni prima avrebbe potuto recuperare gratis e farne tutto quello che voleva – pagando “solo” 150 mila euro alla Curatela fallimentare, avendo anche l’impudenza di vantarsene. Addirittura – a rischio del ridicolo – enfatizza il recupero di 93 mila euro di IMU non versata, come se fosse anormale a Ravenna pagare al Comune la tassa sulla casa. Questa è l’unica cosa certa di ciò che ora la Giunta De Pascale vende alla pubblica opinione come impresa memorabile per il futuro della ricerca scientifica a Ravenna. Tutto il resto, sicuramente valido e interessante, per quanto unica cosa da fare nelle condizioni di sfacelo prodotte, è eventuale. Tale è l’installazione nel terreno recuperato di un Centro di ricerca universitario ad opera dell’ateneo di Bologna, perché dipende dall’eventuale ottenimento di un congruo finanziamento della Regione sottoposto ad un bando pubblico. Nel caso poi che il nuovo Centro si faccia, il coinvolgimento paritario della Fraunhofer-Gesellschaft, organizzazione tedesca che raccoglie 60 istituti di ricerca applicata, decisivo per le prospettive di successo, è condizionato ad una negoziazione che l’Università deve ancora da avviare. Mentre comunque, anche senza la Fraunhofer, il Comune dovrà pagare, a costo milionario, la ristrutturazione del fabbricato e gli arredi, per poi cedere gratis l’uso dell’immobile all’Università: costi che non sono stati neppure quantificati, tanto è sfacciato l’effetto annuncio che, nel senso di spero-che-me-la-cavo, anima il modus operandi della Giunta.
L’EMENDAMENTO DI LISTA PER RAVENNA – Lista per Ravenna spera anch’essa, per il bene di Ravenna, che De Pascale, una volta tanto, se la cavi. Ma non ci associamo al coro del “battiam battiam le mani all’uomo di valor” che egli sollecita. E comunque chiediamo il conto del malfatto, cominciando col sottoporre al consiglio comunale l’ emendamento allegato.