Celebrato il 50° della medaglia d’oro al valore militare
Si è svolto il 19.06.2004 in piazza del Popolo la cerimonia per i 50 anni della medaglia d’oro al valor militare, l’onorificenza tributata a Ravenna nel 1954. Dopo l’insediamento ufficiale del Consiglio comunale in Muncipio, gli amministratori sono scesi in Piazza dove li attendevano i gonfaloni dei comuni dell’Emilia Romagna decorati con medaglia d’oro: Modena, con medaglia d’argento: Alfonsine, Argenta, Cesena, Ferrara, Forlì, Piacenza, con medaglia di bronzo Comacchio e con la Croce di guerra : Anzola dell’Emilia, Faenza, Fusignano, Massalombarda, le autorità cittadine: il Prefetto Umberto Calandrella, il Questore Fulvio Della Rocca, il Presidente della Provincia Francesco Giangrandi e il vice Bruno Baldini, il picchetto d’onore e la banda cittadina.
Qui il presidente del consiglio comunale Giuseppe Capra ha aperto la celebrazione ricordando il 12 giugno 1954, data della cerimonia di consegna della medaglia avvenuta “solo 4 anni dopo dalla decisione del presidente della Repubblica di allora Luigi Einaudi perché prima di allora vi erano le condizioni. Ravenna – ha detto – ha pagato con il sangue di 447 civili il prezzo della sua liberazione che vogliamo continuare ad onorare facendoci carico dei valori che ci hanno trasmesso. Capra ha poi espresso l’auspicio che, così come il Capo dello Stato ha onorato della sua visita la nostra città in anniversari importanti della sua storia, lo stesso avvenga con il Presidente Ciampi il prossimo 4 dicembre, sessantesimo della Liberazione di Ravenna.
Il sindaco Vidmer Mercatali: “Il tema di questa giornata sintetizza in maniera efficace i valori che intendiamo riaffermare con la cerimonia odierna. Mancano pochi mesi allo scadere del 60° anniversario della Liberazione di Ravenna, mentre ricorrono 50 anni da quando il presidente Einaudi consegnò alla città la medaglia d’oro al valor militare, straordinaria testimonianza in ricordo di quanti si sacrificarono in nome della libertà e della democrazia.
Saluto con affetto la famiglia Cicognani, Arrigo Boldrini e tutti coloro che hanno combattuto al suo fianco per una causa giustissima. Sarebbe un errore gravissimo perdere la memoria storica e civica di queste date, perché l’impegno di chi ha combattuto in quegli anni (donne, uomini, anche ragazzini) per assicurare alle generazioni a venire un futuro di libertà e democrazia è oggi quanto mai attuale. Rinnoviamo oggi il nostro impegno contro ogni forma di terrorismo e di dittatura: terrorismo e dittature non hanno colore politico, sono forme di violenza e sopraffazione dei diritti.
Ravenna ha dalla sua parte una grande forza fatta di senso civico e di solidarietà, di amore per la pace. Quella pace che invochiamo per il mondo intero. E in questo ci è di grande aiuto proprio la nostra Costituzione. Essa è il frutto della lungimiranza di una intera classe dirigente, divisa allora su tante questioni, anche fondamentali, ma che si ritrovò unita da valori morali, senso dello Stato, amore per la Patria. Tutti valori che ritrovammo all’indomani della Liberazione e che ci guidarono nella ricostruzione del Paese. Valori ai quali facciamo appello tutti i giorni per un mondo veramente migliore.
Lorenzo Danesi, presidente della Consulta dei ragazzi e delle ragazze dopo aver ringraziato le autorità ha detto di essere molto felice di essere presente alla cerimonia e di poter presentare il programma della consulta ricco di iniziative nel segno della solidarietà e della memoria.
“E’ molto importante tramandare i principi giusti che hanno determinato la vittoria della libertà e della democrazia in Italia alle generazioni future. Seguendo la guida e l’esperienza delle persone anziane che hanno fatto la storia riusciremo a commettere meno errori. Ha concluso l’intervento recitando la poesia di Salvatore Quasimodo “alle fronde dei salici”.
Decimo Triossi, presidente dell’Istituto storico della resistenza ha ricordato “il merito di chi ha conquistato la medaglia d’oro combattendo. Erano contadini, operai, donne, giovani. Sono loro ad averci insegnato la strada della libertà attraverso la lotta al fascismo, come nel 1954 l’allora ministro Taviani sottolineò con forza il merito di partigiani come Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini. E’ triste e preoccupante che il capo del nostro Governo non abbia mai celebrato il 25 aprile”. Un’esortazione a comprendere e a vivere la costituzione è stata rivolta ai giovani “difendetela, attuatela conquistate nuovi diritti per onorare chi ha combattuto per questa medaglia d’oro!”.
Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna ha concluso la cerimonia con un discorso di una decina di minuti rievocando i 50 anni della medaglia al valor militare e i 60 anni della liberazione “che testimonia il coraggio e la determinazione che qui ebbe la Resistenza come fatto di popolo. Arrigo Boldrini ‘mezzo anarchico, mezzo repubblicano’ che da ragazzo frequentava l’oratorio di Santa Maria in Porto lì strinse l’amicizia della vita con un giovane cattolico che poi sarà presidente del cln di Ravenna Benigno Zaccagnini ha detto ricordando i fautori della Liberazione di Ravenna. In quei ragazzi e ragazze che scelsero la resistenza c’era tanta voglia di vivere un sogno, anche con ironia”. Parlando della situazione odierna, dopo l’entrata in vigore della Costituzione ha detto “Se guardiamo indietro possiamo dire: ce l’abbiamo fatta. Questo sentiero sottile lo abbiamo percorso e portato a compimento quella grande trasformazione civile che ci consente oggi di essere protagonisti primi della nuova Europa. Questo sentiero va difeso, va rinnovato.Come fu tracciato unitariamente dalle grandi forze popolari di quella Italia, così richiede a questo paese il massimo della dialettica e del confronto sociale e politico, ma concordia e convergenza sui valori di fondo ai quali orientare il futuro. Il bipolarismo oggi deve servire perché i cittadini possano scegliere un governo non per sollevare artificialmente cortine di ferro che non esistono più”. E ricordando Pier Paolo D’Attorre, un “giovane sindaco che ci ha lasciato troppo presto ma che indagò a fondo le trasformazioni economiche e sociali …cogliendo del fascismo l’elemento della destrutturazione dei rapporti economici, di blocco di ogni possibilità di scambio sociale” ha citato un suo passo: “Il futuro, anche il futuro della Romagna è nella costruzione di uno spazio coeso ed efficiente che sostenga l’innovazione e l’internazionalizzazione senza richiami retorici e senza populismi”. Davanti a questi gonfaloni insigniti dei riconoscimenti della resistenza in questa piazza del Popolo …prendiamo un impegno di coltivare la memoria contro ogni idea di cancellare e dimenticare la resistenza che è la radice viva della nostra libertà e democrazia. L’Emilia Romagna è una terra consapevole della propria identità, una identità che dialoga, che non si perde e non si perderà nel mare dell’omologazione, che ha un’anima – la solidarietà – . E proprio per questo è pronta all’Europa, alla conoscenza e all’accoglienza del nuovo, con i nostri principi e con i nostri valori. Così la politica e il governo non sono comando ma servizio; così la cultura, il sapere non sono un lusso ma la forza di una comunità. E le persone con i loro diritti sono al centro delle preoccupazioni di chi è chiamato a curare la cosa pubblica. Ed infine la premessa di tutto questo. La pace. Torno volentieri all’enciclica del 1963 “Pacem in terris” di papa Giovanni XXIII che diceva “Gli stessi progressi della scienza spingono gli uomini a collaborare tra loro, orientandoli verso una convivenza unitaria mondiale”. “Dobbiamo avere oggi almeno questa stessa coscienza della sfida democratica che ci pone di fronte la globalizzazione. Quella altezza di pensiero sulle miserie delle ‘risposte delle guerre preventive’ e dei riflessi condizionati che riducono i paesi e i popoli a strumenti e ingranaggi di un meccanismo. Facciamo che l’Europa e la cultura di pace pesino nel mondo e vincano. Convincano con la forza della ragione e vincano una battaglia decisiva per tutti noi. Anche così onoreremo la medaglia d’oro a Ravenna e saremo all’altezza della nostra storia!”.